Gli americani soffrono i luoghi angusti, negli spazi ristretti si sentono soffocare. Amano, al contrario, espandersi, allargarsi, distendersi, occupare spazio. Lo si nota nella politica internazionale, tanto quanto nella gestione della dimensione domestica. Lasciamoci quindi trasportare in un tour panoramico di una magione americana. Immergiamoci in questa realtà virtuale quanto virtuosa.
Immaginiamo uno spazio innanzitutto grande. Stiamo entrando in una zona cucina/soggiorno immensa, nella quale campeggia il signore della casa, il migliore amico dell’americano, attorno al quale ruota tutta la vita casalinga, senza il quale l’America non sarebbe quello che è: il frigorifero. Al suo interno trovi tesori, inaspettati, il più delle volte. Perché uno pensa, in frigo, di trovarci magari frutta, verdura, salumi, formaggi, non so… un barattolo di marmellata. Ingenuità. Il frigo americano non è un semplice comparto refrigerante, è una sorta di locale dentro al locale. È un meta-spazio, una porta verso qualcosa di oltre. I buchi neri stanno all’universo, quanto il frigorifero sta alla casa americana. Quando ti ci imbatti, vieni inghiottito in una voragine mistica dello spazio-tempo.
Nel reparto dei ripiani orizzontali campeggiano in genere avanzi di qualunque tipo, schiscette e doggy bag di forme, materiali e contenuti disparati, zuppe, hamburger, pizze, torte, laqualunque. L’avanzo può attrarre l’attenzione dell’americano in un momento qualsiasi della giornata, che sia pizza a colazione, torta a pranzo, zuppa a merenda, non importa, la cosa fondamentale è che il cibo in questione venga prelevato dal frigo e immediatamente ficcato nel microonde con tutto il suo contenitore, per un tempo a sentimento, al termine del quale, che sia caldo, freddo, tiepido, viene comunque ingurgitato con insaziabilità. Da quello che mi pare di cogliere, è più il riturale che conta. Il leftover deve attraversare il passaggio obbligato dal microonde, dopo quello in frigo, indipendentemente dall’efficacia della sua funzione scaldante.
Poi c’è il reparto dello stoccaggio verticale, dove troviamo tipicamente bibite iper-gassate, aranciate alle mille bolle, succhi che farebbero risorgere un morto col potere rinvigorente delle loro multivitamine. Accanto alle bevande soft, non possono mancare diverse bottiglie o lattine di birra, meglio se del tipo IPA, la più amata dagli americani. C’è infine la deliziosa sfilza di prodotti caseari, rigorosamente modificati, tra cui latte mega-scremato (leggasi: acqua sporca di lattosio, per chi vuole stare leggero) addizionato di vitamina A e D, french vanilla (leggasi: sciroppo di vaniglia sporco di latte, per chi vuole viziarsi con un poco di dolcezza in più) e half & half (metà latte e metà panna, per gli indecisi, un colpo al cerchio e uno alla botte). La varietà è d’obbligo, perché se non puoi scegliere non sei nessuno.
Infine, c’è la porta, dove il frigo esprime il meglio dei suoi fenomenali poteri cosmici. La porta delle meraviglie dispensa infatti sostanze fantastiche a base di acqua. Acqua calda, acqua fredda, acqua a temperatura ambiente, può alle volte essere anche gasata, ma soprattutto, acqua ghiacciata. Ghiaccio tritato stile granatina, ghiaccio tritato in pezzettotti grossotti, ghiaccio a cubi, ghiaccio a palle, giaccio ad iceberg (perché allo scioglimento dei ghiacciai non crediamo, e se ci crediamo lo combattiamo producendo noi il ghiaccio che manca all’ecosistema), ghiaccio, ghiaccio e ghiaccio per tutte le bibite appese dietro la porta delle meraviglie e per molto altro ancora!
Dopo questo primo incontro-scontro con il frigo, il vostro sguardo inebetito si sposta in cerca di serenità su un campo medio, inquadrando la zona soggiorno, che tradizionalmente ruota attorno a un focolare. Il camino è il più delle volte incorniciato da un numero a piacere di pistole e fucili, vanto del padrone di casa, che campeggiano in bella mostra ad adornare una parete altrimenti spoglia e triste. A fare il paio con le armi da fuoco, troviamo teste e corpi di animali impagliati, che ricreano una certa qual atmosfera medievaleggiante. Si percepisce tutt’intorno un’eco nostalgica di quel tempo che gli americani, ahimè, non hanno mai vissuto e che probabilmente cercano di ricreare oggigiorno in questo modo un po’ goffo, interpretando alla lettera il fai-da-te-che-fai-per-tre.
Nel soggiorno si trova altresì un numero variabile di cani (vivi, stavolta, non solo le teste). I cani possono essere di tutte le taglie e convivere con altri animali domestici, tra cui gatti e uccelli. Il cane corre felice per casa e anche nel gigantesco giardino che circonda la suddetta. Il cane americano ha la faccia felice e spensierata degli stupidotti che però sanno godere delle cose semplici della vita.
Segue subito un salto in bagno, dove finalmente vi trovate a proprio agio. Il bagno è un locale di dimensioni medie (evidentemente l’americano non esprime il suo massimo in questo locale), appare giusto, né piccolo né grande, just right. Le caratteristiche salienti del bagno sono presto dette. L’americano, che va per addizione in tutto, qui ha deciso invece di sottrarre e di tenersi sull’essenziale. La mancanza del bidet è una costante, tanto lo sapevamo, quindi inutile che ci lamentiamo. L’assenza di finestra, anche quando questo locale dà su una parete esterna, è altrettanto scontata, non aspettatevela mai, e se vi tocca sappiate che è un caso e che potete ritenervi privilegiati, ma in segreto, non manifestate il vostro entusiasmo. Pare infatti che la finestra in bagno, per qualche strana ragione, faccia brutto. Niente, preferiamo tenerci le nostre puzze, sembrano dire gli americani, tanto abbiamo dei sistemi di aerazione che ti fanno la messa in piega (in effetti…). Altro notabile assente è lo scopino-per-il-cesso-questo-sconosciuto, compensato dal livello dell’acqua nello stesso cesso, che praticamente ti ci puoi fare il bidet (forse la tazza è concepita come un due in uno, il suo inventore si è portato questo segreto nella tomba e nessuno l’ha capito). La carenza di carta di una consistenza accettabile è poi un must, anch’essa una scelta. L’americano sperpera in tutto, ma sulla carta risparmia, qui gli scatta la vena ecologica. La carta igienica non manca mai, per dire il vero, nemmeno nei bagni pubblici, ma ne devi utilizzare mezzo rotolo alla volta perché altroché i 4 veli dei rotoloni regina… qui se il velo è mezzo sei stato graziato. Inesistenti del tutto, invece, sono i fazzoletti per il naso, che gli americani non usano, anche perché non se lo soffiano mai, il naso, o se gli cola, ci strofinano una mano e passa la paura. Il pacchetto di fazzoletti rimane un oggetto raro e, direi, minaccioso. Si paga a peso d’oro nei supermercati, si trova negli scaffali più remoti, e viene venduto in minime quantità (massimo confezioni da 4 pacchetti), analogamente allo zafferano o al caviale dalle nostre parti. Ma, soprattutto, chi compra i pacchetti di fazzoletti non è ben visto, sei un debole, e fai anche un po’ schifo, perché soffiarsi il naso nel fazzoletto di carta più di una volta è antiigienico. Invece asciugarsi la goccia al naso con l’indice è l’ideale per l’igiene personale e anche un gesto da gran siori… vabbè.
Ma parliamo invece di quello che c’è, o che ci può essere, in bagno. Gli americani amano addobbare il locale bagno con i cleenex, quelli dalla scatola di cartone, anch’essi notoriamente di scarso spessore e resistenza. Non si sa bene per cosa vengano usati, per la verità. Se sei raffreddato, ti ci tamponi le narici quando passi di lì, altrimenti arredano, con questo loro simpatico affacciarsi sventolante dalla scatola, un tocco di brio. Può inoltre esserci, come optional, la tavoletta del cesso riscaldata. Cioè tu ti siedi e ti scaldi l’intorno-culo mentre pisci o caghi. Vanno in giro in canotta quando ci sono le stalattiti, ma il culo, quello è importante che non mi risenta di shock termici.
Esci dal bagno colle chiappe ancora tiepide ed entri, infine, in camera da letto, frastornato dalla tantezza di tutto quello che hai incontrato fino a quel momento. E in un colpo d’occhio ti accorgi che ti tocca di nuovo combattere con quelle maledette tende. Agli americani piacciono alla follia quelle tendine a lamelle orizzontali di plastica o metallo, rinomate per non tenere lontani né i rumori, né la luce, né il caldo. Ebbene, queste tendine sono dappertutto, ma tu ci litigherai in particolare in camera da letto, dove non puoi fare finta che non esistano. Inizi un’intricata relazione con questi fili che pendono da tutte le parti e che non capisci mai perché tiri di qua e scende di là. Quando vuoi alzarla, scende, allunghi la cordina fino a terra e la tenda continua a caderti sul naso. Quando vuoi abbassarla e allarghi il braccio verso l’esterno per sbloccarla, la tendina resta abbarbicata in alto e l’unica cosa che si sblocca è la tua voglia di piangere. Per non parlare di quando scende da un lato e resta su dall’altro. Inutile. Se ti vedessero da fuori giurerebbero che stai giocando al burattinaio matto.
Finalmente ti sdrai sul letto, ma percepisci che una presenza ti ha seguito durante tutto il percorso di esplorazione. Ti sei sentito un po’ il fiato sul collo? È l’aria condizionata. Gli americani vivono regolando la temperatura dell’ambiente con questi insopportabili sistemi ad aria, che utilizzano sia d’estate che d’inverno. D’inverno possono emettere molto caldo, e d’estate molto ma molto freddo. I succitati sistemi meccanici muovono, non litri, ma galloni (ovviamente) di aria al millesimo di secondo, che ti pare sempre di essere a un passo dall’occhio del ciclone. Ti vengono le rughe fin dentro le narici da quanto è secca l’aria che respiri e la tua pelle potrebbe giovarsi solo di un bagno di due ore in una vasca di neutrogena.
Prima di dormire decidi di chiudere la porta di casa, security prima di tutto. Le porte di ingresso americane non sono resistenti, hanno lo spessore di poco più di una porta interna, ma sono dotate di una serratura-rompicapo che mette alla prova Rubik e tutti quelli che la devono chiudere, più che chi la deve aprire (???). Le porte in questione sono dotate, di una maniglia e, sulla faccia interna, di un bottone. La maniglia si aziona, come è intuitivo, spingendola verso il basso. Il bottone si aziona premendolo e, come si intuisce solo dopo numerosi tentativi fallimentari e prove pratico-tecniche andate a vuoto, ruotandolo. Se lo premi la maniglia si blocca, impedendo l’intrusione dall’esterno. Se lo ruoti da un lato, il blocco funziona solo per una volta e quando azionerai la maniglia, dall’interno o dall’esterno, questa si sbloccherà e la porta risulterà quindi sempre aperta. Se lo ruoti dall’altro, la maniglia resta bloccata e continuerà a impedire l’ingresso dal giardino. Dall’interno non c’è però molto modo di capire in quale posizione del bottone la maniglia sia bloccata, visto che, per questioni di safety, immagino, il movimento della maniglia da dentro casa è sempre concesso. Prima di coricarvi, quindi, ripeterete innumerevoli volte la prova della maniglia, per accertarvi di scongiurare l’ingresso indesiderato di eventuali malintenzionati.
Tenete presente che comunque è molto probabile che se stanotte, in preda al sonno, sbagliate la posizione del bottone, l’eventuale malintenzionato, prima di giungere al vostro capezzale in camera da letto, venga, nell’ordine, fagocitato dal frigo, sparato da un fucile rimasto accidentalmente carico, mangiato dai cani, soffocato dai fumi della brace, ustionato dalla tavoletta del cesso, strangolato dalle cordine delle tende e/o risucchiato dal sistema di ventilazione. Credo possiate dormire sonni tranquilli. Good night, and good luck!