Noi genti del Mediterraneo godiamo del privilegio di un clima temperato, vero, ma soprattutto di un clima costante. È per quello che siamo in media, non so se più felici, ma più meteoropatici di sicuro. Siamo sensibili alle variazioni di temperatura come, credo, nessun’altra popolazione al mondo. Sensibili sia da un punto di vista fisico: noi abbiamo bisogno di coprire la nostra pelle se fa caldo e di scoprirla se fa freddo; sia da un punto di vista psicologico: le nuvole ci intristiscono mentre il sole ci mette l’allegria.
Tutto questo ci è possibile – coprirci e scoprirci, essere malinconici e felici – perché il nostro clima ci dà delle certezze. In media, se quando ti svegli al mattino vedi il sole, è probabile che sarà una bella giornata, se al contrario ti svegli con le nuvole, generalmente poi piove. In media, quando inizia a fare freddo a fine estate, immagini che i giorni successivi le temperature progressivamente andranno diminuendo. Quando invece l’inverno volge al termine, con buona approssimazione ti aspetti che le temperature gradualmente si alzeranno con andamento tendenzialmente lineare. Bene, questi sono fenomeni meteorologici del tutto circoscritti e limitati ad aree geografiche molto ristrette del pianeta. Sapevatelo.
Prendiamo l’esempio di Ithaca. Qui questo è un anno molto mite, si vocifera. Le temperature non sono mai scese sotto i -20°C in tutto l’inverno. La neve è caduta con perseveranza, ma non copiosa. Non si sono mai accumulati volumi di neve superiori ai 20 cm, anche se, in effetti, una spruzzatina quasi quotidiana non ce la siamo risparmiata. Qualche fiocco al giorno toglie il medico di torno, pare.
Sì perché a ben vedere la popolazione gode di ottima salute – fisica (mentale un po’ meno). In particolare, lo studente medio, indipendentemente dalla sua struttura corporea, non dà segni apparenti di percepire la temperatura dell’ambiente circostante.
Se sei uno studente medio, il cappellino di lana tipo cuffietta lo indossi anche in aula (è importante tenere in caldo il cervello dove covano le idee). Però all’aria aperta puoi stare in maniche corte, anche in febbraio. Soprattutto, quando vai in palestra, non ha senso cambiarsi di abbigliamento. Tra l’altro, gli spogliatoi sono dotati di armadietti decisamente striminziti. Tanto vale partire da casa già in tenuta da training: canotta e pantaloncini corti sono l’ideale, anche quando lungo il tragitto casa-palestra ti imbatti in massimo 10 gradi sotto zero, con contorno di vento feroce.
Per le studentesse medie, poi, la moda qui non prevede l’uso del collant. Non so se non li fabbrichino proprio, ma comunque evidentemente sono un articolo destinato all’estinzione. Se avete in mente di avviare un business di collant, vi consiglio di evitare l’area nordamericana, perché vi riserverà poche soddisfazioni in termini di ROI. Quando mai indossare dei collant che coprano la pelle nuda nel rigido inverno locale? “Sì ho le gambe visibilmente viola e prima che mi riprenda la circolazione ci vorranno almeno due ore, ma non me ne faccio un problema. Io non sento il freddo”: sembrano dire tutte le ragazze che indossano minigonne noncuranti delle condizioni atmosferiche e, by the way, anche senza alcuna correlazione con gli accadimenti della giornata (abiti di pizzo si sprecano alla lezione delle 8.40 del mattino, forse vengono dalla sera precedente? Non credo, visto che questi passano il loro tempo a studiare, pure il sabato sera! Pazzi!).
Ad ogni modo, rispetto ai -30°C a cui le temperature possono scendere, quest’anno le condizioni climatiche ci hanno gentilmente graziati. La primavera ha fatto capolino, abbiamo visto le temperature timidamente affacciarsi sopra lo zero… poi lentamente salire tra i 5 e i 10 gradi… e infine, inaspettatamente, raggiungere i 20!
Ti svegli un giorno e mentre cammini bardato come al solito puoi toglierti i guanti. Senti caldo e decidi di levare pure il cappello. Poi cominci a sudare, allenti la sciarpa, slacci il cappotto. E cominci a esaltarti! Ti dici: non durerà, non ci devo credere. Il giorno dopo ti risvegli e la situazione è incredibilmente la stessa del giorno precedente. Metti il naso fuori dalla porta e, ohibò, è ancora caldo. Strano, ma vero. Oggi lasci guanti e cappello a casa. Il giorno dopo ti svegli di nuovo e hai un presentimento… ah oggi non mi freghi, lo so che è freddo, lo so! Esci di casa ed è ancora caldo, anche più del giorno prima. Questo contesto di tepore comincia a piacerti. Ti assuefai, come alla tua droga preferita. Metti da parte le galosce imbottite di lana e i calzettoni termici per sfoggiare delle scarpe da ginnastica. E diventa subito vizio. Hai una sorta di felicità interiore che cresce silenziosa… non puoi darle troppo credito, fai finta di nulla, perché in realtà, nel profondo, sei ancora titubante, senti ancora odore di neve… o è solo un brutto ricordo?!? Insomma, comunque, conviene uscire di casa senza cappotto da sci. Cominci addirittura a pensare che sia l’ora di fare un po’ di shopping e comprare un soprabito primaverile. Ti svegli ancora nei giorni seguenti e ti senti la primavera dentro. Guardi solo avanti, alla natura che si rianima. Pure gli scoiattolini ti sembrano più baldanzosi del normale. Be’ il loro istinto sicuramente è più acuto del tuo. I segnali attorno a te ci sono tutti: la bella stagione è alle porte, ha bussato, tu le hai aperto sospettoso, ma adesso la stai abbracciando con gioia infinita. Il disgelo sembra possibile. È una sensazione elettrizzante! Tutto questo continua per dieci giorni bellissimi.
Poi, un bel dì, ti svegli come tutte le mattine, guardi per scrupolo le temperature previste per la giornata e segna -15°C. Dici… ma come? Non è possibile, ieri c’erano tipo 30 gradi in più… ti stropicci gli occhi, come al risveglio da uno dei tuoi più favolosi sogni o più orribili incubi, e la pagina del meteo segna ancora -15. Maledizione, sei costretto a crederci. Prendi il cappotto, i guanti e il cappello; indossi i calzettoni termici, infili le galosce imbottite di lana; ti fai forza. Esci di casa e la gente gira ancora in minigonna e canotta, esattamente come ieri. Però oggi, a differenza di ieri, fa un freddo porco. La brezza tiepida di ieri oggi si è trasformata in una lama gelida che si infiltra ovunque e ti taglia la faccia. Oggi cammini in un vortice di neve che non si sa che direzione prenda, finché non te lo senti fin dentro le narici. Oggi percorri strade che non sai, perché i marciapiedi sono coperti di nevischio. Oggi rischi ogni tre per due di cadere su degli infingardi tappeti di ghiaccio che ti si presentano sotto i piedi quando meno te lo aspetti, perché al loro posto ti aspettavi, oggi, di veder sbocciare le prime margherite.
E pensi che se sei meteoropatico qui diventi pazzo, proprio perché non ci capisci un accidente di quello che ti capita intorno. Mentre il tuo cervello sta andando in ibernazione, i tuoi ultimi pensieri vanno allo stoicismo e a quelle alte discipline filosofiche che invitano a prendere le distanze dalle cose materiali e dalle sensazioni, per ascendere a uno stato di completo distacco dal mondo, indipendentemente dal bello o dal cattivo tempo. Tuttavia, l’evoluzione naturale non ha sviluppato il tuo cervello in modo da consentigli di sopportare questi repentini sbalzi termici mantenendo una parvenza di equilibrio e oggi, a te, girano i coglioni.