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Colombo deve aver provato una sensazione simile alla mia a un certo punto. Lui pensava di arrivare in Cina e invece, attraversando l’oceano, è sbarcato in America. Io pensavo di andare in America e invece ho finito per ritrovarmi in Cina. Strana brutta storia. Lui viaggiava con un gruppo di spagnoli, io con un gruppo di americani. E credo che anche questo possa fare la differenza. 

Osservare per dieci giorni il comportamento di un gruppo di ragazze americane in viaggio in Cina è un’esperienza istruttiva. Anche Colombo aveva trovato gli americani un tantinello strani sul loro territorio nazionale, ma vi assicuro che in trasferta possono rivelarsi decisamente bizzarri, soprattutto in fatto di uso e consumo dell’acqua. 

Gli americani hanno un rapporto tutto particolare con l’acqua. Si tratta di un rapporto costante e indissolubile, indipendentemente dal multiforme stato di questo elemento primario. Sotto i miei occhi il caso della donna americana di giovane età.

Partiamo dall’esaminare la situazione dell’acqua allo stato liquido. L’americana media ama la pulizia del corpo. Pratica lavaggi quotidiani scrupolosi sotto forma di doccia. Lavarsi per lei equivale a farsi la doccia. Lavarsi a pezzi non esiste. Quindi, è ottimo buttarsi sotto la doccia in qualunque momento del giorno e della notte, a seconda delle circostanze. Ora, l’americana media ha capelli biondi e lunghi, come da immaginario collettivo. L’americana media lava i suoi capelli biondi e lunghi assieme al suo corpo almeno una volta al giorno. 

Prendiamo quindi la situazione estrema di un’americana media e un’italiana media che affrontano un viaggio di più di 20 ore dalla ridente località di Ithaca, USA, alla altrettanto ridente cittadina di Hangzhou, Cina. È l’una di notte, si arriva finalmente in hotel, si effettua il check-in (rigorosamente in lingua cinese) e si sale in camera. L’italiana realizza che la camera, oltre ad avere una serie di altri discomfort (tra i quali l’olezzo diffuso, la moquette sporca, il rumore frastornante della strada e l’acqua non potabile dal rubinetto), manca anche e soprattutto di phon. L’italiana decide che altre 6-7 ore fino alla mattina successiva senza lavarsi i capelli non saranno mortali. Mortale potrebbe essere piuttosto lavarsi i capelli e andare a letto con la chioma umida. Se non mortale, ciò condurrebbe a sicuro tracollo fisico, con minimo un torcicollo lancinante per i seguenti 10 giorni di permanenza. L’italiana media si lava, ma i capelli li affronta il mattino successivo, alla luce del sole, senza un cuscino appiccicato sotta la testa bagnata per tutta la notte. L’americana media, non contemplando il concetto di “lavarsi a pezzi”, si fionda in doccia e successivamente nel letto con i suoi capelli biondi, lunghi e fradici. Ma per l’americana media non si tratta di necessità, si tratta di scelta. Infatti, quest’ultima perpetrerà l’esercizio di mettersi a letto coi capelli bagnati, senza soluzione di continuità, per le seguenti 10 notti e probabilmente anche per le restanti notti che le rimangono su questa terra. Per l’americana media è uno stile di vita.  

La doccia è quindi un ambiente familiare e confortevole, entro il quale la nostra amica americana media spende con meticolosa regolarità una quantità di tempo non indifferente della propria giornata. Quindi è bene sfruttare al massimo questo tempo unendo l’utile al dilettevole. Ecco che nasce la popolare abitudine della “shower beer”. Questa esperienza multisensoriale consiste nel “bere la birra mente si fa la doccia, analogamente a quando si beve un calice di vino mentre ci si rilassa nella vasca da bagno” (cit.) – ?!?!?!?. Boh! Ad ogni modo, la shower beer è raccomandabile in particolare in due situazioni. 

A) Quando sei in hangover. Devi smaltire la sbornia della notte brava precedente? Ti svegli alle 12 con quel tipico cerchio alla testa? Sai che due cose potrebbero alleviare la sofferenza contingente: una doccia e una birra. La decisione si fa ardua, soprattutto se sei ancora sotto i fumi dell’alcol. Quale palliativo adottare per primo? Nessun problema: la soluzione è entrare in doccia passando prima per il frigo. Con una mano afferri la bottiglia di birra, che sorseggi di tanto in tanto, e con l’altra ti insaponi la testa. Sollievo assicurato, mi giurano! 

😎 Quando sei in a rush. Metti che torni a casa dopo un pomeriggio di shopping o ti svegli dopo una lunga pennichella e realizzi di avere poco tempo a disposizione per prepararti per la festa. Vuoi lavarti e, allo stesso tempo, vuoi anche bere una birra per iniziare con brio la serata. Impossibile scegliere tra le due alternative, quindi perché non ottimizzare e fare le due cose insieme? La procedura è la stessa di cui sopra: entrare in doccia passando prima per il frigo; con una mano insaponarsi la testa; con l’altra afferrare la bottiglia di birra e sorseggiarla di tanto in tanto. Efficienza assicurata, mi giurano!

Geniale, nevvero!?! Logisticamente la cosa si gestisce che il layout del tuo bagno deve consentire un pratico supporto per birra giusto adiacente all’entrata della doccia, possibilmente all’esterno della cabina o diverso abitacolo. La bottiglia infatti deve trovare alloggio al riparo da schizzi indesiderati di acqua e sapone, ma al contempo nelle immediate vicinanze del getto d’acqua, in modo che tu possa arraffarla semplicemente sporgendo la mano fuori dalla porta/tenda della doccia. Amici architetti e designer, io vi sto dando uno spunto progettuale non da poco. Altro che idromassaggio, aromaterapia e cromoterapia… credo che il concept del bagno sia passibile di una totale rivisitazione in chiave “shower beer”. 

Se l’americana media non ritiene che la pratica della doccia totale notturna possa comprometterle la mobilità del tratto cervicale – cosa che di fatto non accade, n’è che la pratica della shower beer possa rovinarle il fegato – cosa che credo invece capiti, tuttavia la stessa è fottutamente terrorizzata da qualunque altra bazzecola che minacci la sua salute e integrità fisica. In particolare, devolve un’attenzione scrupolosa a ciò che ingerisce. Che poi, voglio dire, guarda come mangi quando sei a casa tua, prima di guardare come mangi quando sei in Cina. Sembra la storia di quello che vede la pagliuzza nell’occhio altrui e non vede la trave nel proprio. Comunque: l’americana media riempie la sua valigia di cibo, che neanche una madre siciliana quando programma giornata di mare e pranzo in spiaggia. Solo che una madre siciliana prepara la pasta alla norma e gli arancini, mentre la nostra amica si carica di barrette di cereali e burro di arachidi. 

Poi c’è la problematica “beveraggio”, e qui entra in gioco l’acqua allo stato solido. 

L’americano medio, uomo o donna che sia, beve costantemente. Più che bere costantemente, si porta appresso costantemente un contenitore pieno di liquido – variante della coperta di Linus. Il contenuto del contenitore può spaziare dal tradizionale caffè, al più naif the, alla semplice acqua. Con ghiaccio. Per l’americano è importante che l’acqua, quando deve essere fredda, sia molto fredda. E quindi ghiaccio a volontà in questi contenitori (spesso di metallo), che tintinnano come campanelli al collo di mucche al pascolo. Ovviamente, è sempre stagione di ghiaccio. Il ghiaccio non conosce inverno, né estate, non conosce interni, né esterni. È un evergreen. Sempre valido, deve essere sempre a portata di mano. Anche in aereo. Anche in Cina. Ho visto americane medie portarsi appresso borracce ogni santo giorno e farsele riempire ogni santo giorno di ghiaccio, ovunque. Che sia alla mensa dell’università, alla stazione di servizio dell’autostrada, al fast food in aeroporto, al ristorante in Cina. Dappertutto. 

Ho letto in un interessante blog che gli americani tendono a misurare il grado di civilizzazione di un paese in base alla possibilità di reperirvi ghiaccio per refrigerare le proprie papille gustative. Il ghiaccio infatti può essere disponibile solo a due condizioni necessarie e sufficienti: a) deve esserci elettricità costante; b) deve esserci acqua potabile. In base a questa semplice e intuitiva regola, posso confermare che le grandi città cinesi sono normo-civilizzate. Perché, in Cina, l’italiana media i denti se li lava con l’acqua del rubinetto, mentre l’americana con l’acqua della bottiglia, per non sbagliare. Però il ghiaccio questa lo ingurgita ovunque. Dove c’è ghiaccio c’è speranza. 

Il ghiaccio è una promessa di felicità. 

Al pari di una bella dormita con la testa bagnata. Tanto quanto una sacrosanta shower beer. 

Cheers!

PS: Non ho ancora avuto modo di esaminare la questione dell’acqua allo stato gassoso. Temo il peggio. Stay tuned.