Durante i nostri innumerevoli pasti assaporati insieme, io e Tommy, Tommy ed io ci siamo spesso trovati a discorrere di questioni di cibo. Ho cominciato quindi a stilare una lista degli alimenti popolari, che queste genti ritengono evidentemente degni di nota o che, quanto meno, mangiano con gusto e soddisfazione. Mi ripropongo, Tommy orgoglioso sobillatore nonché testimone di questa mia affermazione, di non lasciare il suolo statunitense finché non li avrò provati almeno tutti, questi 4 – ho già cominciato. Perché non v’è dubbio alcuno che se ne aggiungeranno molti altri in coda. Ohibò.
In quarta posizione campeggia la PePPeroni Pizza, che è stata da me stessa ribattezzata PPPP, o P4P o P4-chi più P ha più P metta. La storia è questa. Un nostro vicino di casa, Gopalakrishnan (evidentemente indiano, come l’onomatopeicità del nome suggerisce) – per gli amici Gops, ci invita a fare un salto da lui e ci offre questo terrificante ritrovato della perversione umana. “Take a slice of PePPeroni Pizza, take it! Take it!”. Guardo la slice, guardo la pizza nella sua interezza, e mi domando: ma dove sono questi fantomatici peperoni che qui c’è solo salamino di colore improbabile e fattura misteriosa, per altro?!? E chiedo “Guys, ma dov’è che li vedete i peperoni su questa pizza???” “Here, here, everywhere! Don’t you see it???”. Cioè il PePPeroni per questi loschi individui è il salame. PePPeroni = Salame. Lapalissiano. False friend 1 VS Chiara 0. Comunque, il salame al posto dei peperoni non è certo l’unico false friend della pizza in questione. Aggiungerei anche la “mozzarella”, gommosa come una chewing-gum e gialla come una frittata. Per non parlare della pasta sottostante, una specie di pane biscottato la cui densità si aggira attorno a quella del polietilene. Ma la regina di questa pizza è sicuramente la salsa di pomodoro, ovvero la “Marinara”. Io non so cosa ci mettano dentro a questa salsa, dico solo che tutto rievoca fuorché il sentore del pomodoro. E i false friends, giocando in casa, distruggono l’avversario 4:1.
Sale sul terzo gradino del podio il celeberrimo Donut. Il nostro Tommy non riesce proprio a sopportare il fatto che io non abbia mai mangiato un donut in vita. Lo fa presente a ogni persona che incontriamo: “Ci credi che Chiara non ha mai mangiato un donut? Deve assolutamente assaggiarli!!!”. E mi indica con il dito anche da lontanissimo ogni posto che incontriamo per la via dove fanno donut: “Qui i donut sono davvero ottimi!”. Dice che stanno bene col caffè. Anche se lui il caffè non lo beve. Poi me li propina in momenti improbabili. Tipo dopo un mega sandwich, o un maxi hamburger. Tommy io non ce la posso fare, siamo fuori di testa? Tra un po’ rotolo via, dai lo prendo un’altra volta, non ti offendere, te ne prego! Non la prendere come una cosa personale… Resto in attesa di trovare il momento perfetto per mangiare questo fantastico donut, rigorosamente col caffè. Temporeggio solo in attesa di capire qual è la ciambella che fa per me. Se è vero infatti che non tutte le ciambelle riescono col buco, il donut sì. SEMPRE. Ed è l’unica certezza che ti accompagna nell’immensa vastità del mondo donut. Ne esistono di tutte le dimensioni, le colorazioni e, immagino, i sapori… anche se questa storia del sapore è un po’ sopravvalutata, in fin dei conti.
Non a caso, la seconda posizione la merita il braccio destro dell’hamburger. Con quale bevanda l’americano medio accompagna l’hamburger??? Acqua? A fiumi, te la danno pure gratis! *Tap water* a garganella per tutti finché non ti sei levato la sete più atavica. GIAMMAI! L’acqua non serve in questo caso. Birra? Non piace. Nei fast food non va per niente, poi. Coca-cola? Può darsi, zuccherosa e gasata q.b. per contrastare il salato delle patatine di accompagnamento, ma… forse troppo… “liquida”? Il must, Vossignori, è il milkshake. Hamburger e milkshake, milkshake e hamburger. Coppia sui generis quasi quanto io e Tommy, Tommy ed io. Perché sgrassa. Questo è il segreto: SGRASSA. Nelle parole di Tommy “Assolutamente ideale per bilanciare l’agrodolce dell’hamburger”. Capito come si esprime, il gourmand?!? Il buongustaio che sapientemente abbina i sentori. Nel milkshake, infatti, puoi mettere qualunque cosa, il latte è solo un omogeneizzante, un legante di tutto il resto, una scusa. Perché scegliere il milkshake a un gusto solo, tipo vaniglia, OPPURE cioccolato, OPPURE fragola OPPURE banana, quando puoi averli tutti insieme aggiungendo anche magari aroma di ciliegia e panna montata??? A quel punto l’hamburger io ce lo frullerei addirittura dentro, non vedo l’esigenza di doverlo masticare a parte. Lancio l’idea di business. A buon intenditor…
Ma il primo posto, con rispetto, devozione e rullo di tamburi, va: all’ice cream soda. Parente del sundae. Leggenda (leggasi “Tommy”) narra che un tempo la coca-cola fosse fatta con la cocaina. E fin qui tutto risaputo. La gente usava mangiare questo gustoso ice cream soda, ovvero un affogato frizzante fatto con *ice cream*, appunto – quindi **gelato**, e *soda*, appunto – quindi **bevanda gassata** della più svariata natura, spesso e volentieri proprio coca-cola, a tutte le ore del giorno e della notte. Ora, a una certa, per motivi religiosi, si decise di bandire l’assunzione della coca-cola, almeno la domenica. Quindi l’ice-cream non è più morto affogato in una bibita frizzante, ma è morto asciutto. La domenica. On Sundays. Quindi il gelato asciutto è diventato Sundae. E il gelato affogato hanno continuato a mangiarlo frizzante tutti gli altri giorni della settimana. La cola-cola hanno smesso di farla con la cocaina. E adesso tutti possono felicemente bere e mangiare tutto insieme, tutti i giorni di tutto l’anno. Si dice (indovinate chi?) che il migliore sia indubbiamente gelato alla vaniglia con coca-cola. *Sic*